L’export di birra italiana è un fenomeno in salita e quale giorno migliore se non il St. Patrick Day per parlare dello sviluppo di questo settore produttivo in Italia?  Le nostre produzioni brassicole interessano soprattutto in mercati come Germania e Usa, dove l’amore per il Made in Italy riguarda anche vino e cibo. Lo rivelano i dati di un’indagine presentata da Coldiretti nell’ultima edizione Cibus, il Salone Internazionale dell’Alimentazione. Proprio a Cibus andrà in scena anche la premiazione di Birra dell’Anno, il concorso organizzato da Unionbirrai. 

L’analisi di Coldiretti riporta che l’export di birra italiana verso la Germania è salito del 10%, mentre gli Usa hanno fatto registrare un +32%.Ampliando il raggio d’azione all’intero Vecchio Continente, a guidare la classifica dei Paesi maggiori esportatori di birra nella UE ci sono ancora i Paesi Bassi. Al secondo gradino del podio, troviamo il Belgio, la cui lontananza dal primo posto si sta, però, sempre più riducendo.

I birrifici italiani hanno individuato la formula per accontentare i consumatori più esigenti e attenti alla produzione e agli stili brassicoli. Una contaminazione virtuosa tra passato e presente, produzione artigianale e macchinari industriali innovativi, che crea sinergie capaci di impressionare anche la platea internazionale di appassionati di birra!

La produzione di birra artigianale sperimenta un boom

L’analisi di Coldiretti va più a fondo, ponendo l’attenzione su una tendenza in crescita negli ultimi anni: quella delle birre artigianali. “Una crescita, quella italiana, – sottolinea la nota di Coldiretti – sostenuta dal boom della birra artigianale, con una produzione che ha raggiunto i 550 milioni di litri all’anno. Di questi, circa un terzo si ottengono da aziende che trasformano direttamente i prodotti agricoli”.

Sono sempre di più, infatti, le persone che decidono di scommettere sulla propria passione e aprire un birrificio artigianale. “Si tratta di realtà molto spesso realizzate da giovani con profonde innovazioni che – precisa la Coldiretti – vanno dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole. Con la produzione di specialità altamente distintive”.

Un successo spinto anche – continua la Coldiretti -dal boom dei microbirrifici che dieci anni fa erano poco piu’ di una trentina ed ora sono circa un migliaio per una produzione stimata in 45 milioni di litri. La nuova produzione artigianale Made in Italy – precisa la Coldiretti – è molto diversificata con numerosi esempi di innovazione, dalla birra aromatizzata alla canapa a quella pugliese al carciofo di colore giallo paglierino ma c’è anche quella alle visciole, al radicchio rosso tardivo Igp o al riso. Oltre a contribuire all’economia la birra artigianale rappresenta anche una forte spinta all’occupazione soprattutto tra gli under 35 che sono i piu’ attivi nel settore con profonde innovazioni che – conclude la Coldiretti – vanno dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i brewpub o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica.

Export di birra italiana artigianale, il nostro Paese scavalca le classifiche

Da un’analisi di Coldiretti è emerso che nel 2019 è stato registrato un aumento del +33% di bottiglie di birra italiane esportate, un record storico che segna un punto importante nel panorama brassicolo italiano.

Il Made in Italy si è imposto proprio in quei mercati stranieri dove il consumo di birra è un’abitudine culturale e una tradizione nazionale. Pensate al Regno Unito celebre per i suoi pub, dove nel primo trimestre del 2019 si è visto aumentare del 25% il consumo di birra italiana. Persino nella vicina Irlanda la richiesta di birra tricolore è più che raddoppiata, portando a casa un glorioso +114%. Anche Stati Uniti, Spagna e Olanda e addirittura i paesi del nord Europa come la Norvegia, registrano risultati positivi. 

L’Annuale Report 2020 di Assobirra, tratteggia lo scenario attuale post pandemia. Sarebbe da ingenui pensare che l’emergenza sanitaria non abbia impattato sulla produzione ed export di bevande  alcoliche. Dopo anni di crescita, l’export di birre italiane ha subito una leggera flessione del 4,8% con volumi pari a 3,3 milioni di ettolitri. Nonostante questo calo, la birra italiana si riconferma forte nei paesi a forte tradizione birraia, che riconoscono nella produzione brassicola nostrana un gusto unico e una migliore qualità degli ingredienti. Ancora ai primi posti in fatto di export di birra artigianale italiana il Regno Unito con il 47,3%, gli USA con il 7,3% e l’Australia con il 7%.

Birra e mercati internazionali, una storia di evoluzione e apprezzamento

Uno degli aspetti più affascinanti della birra artigianale è la sua capacità costante di evolversi, mutare e innovarsi. Stili birrari nati in una parte del mondo, magari come riproposizione di antiche tipologie europee, si diffondono e acquisiscono caratteri inediti, talvolta decisi per identificare un nuovo sotto-stile. Oggi questo aspetto è talmente radicato nella cultura birraria internazionale che siamo abituati a considerarlo normale, ma ovviamente non è sempre stato così. Le tipologie brassicole si sono influenzate anche nei secoli passati, ma in maniera meno immediata e automatica di quanto avviene oggi. In genere uno stile rimaneva appannaggio dei consumatori del posto e difficilmente superava i confini nazionali. Al punto che, quando lo faceva, acquistava una dimensione quasi autonoma, riportando questa sua predisposizione all’esportazione direttamente nel nome.

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