La crisi economica mondiale ha portato gli investitori ha guardarsi intorno per scoprire nuovi mercati in grado di offrire delle opportunità più vantaggiose rispetto a quello dell’eurozona.

In Asia tutti pazzi per il Made in Italy

Il settore del Made in Italy ha impiegato numerose risorse proprio nell’allargare le proprie esportazioni e a quanto dicono le cifre è stata una scelta a dir poco azzeccata.

Nel 2016 le esportazioni dei prodotti Italiani hanno raggiunto i 417 miliardi di euro, una cifra record mai registrata prima.

È importante notare che il commercio verso l’estero è cresciuto soprattutto nei Paesi asiatici come il Giappone (+9,6%) e la Cina (+6,4%).

Questi segnali positivi sono degli importanti indicatori per tutti coloro che intendono intraprendere l’avventura di esportare il Made in Italy.

Si pensi ad esempio a quale orizzonti si potrebbe spalancare con l’esportazione del vino italiano in un paese come la Cina, sesto nella classifica mondiale dei consumatori di vino.

Se quanto appena detto è sicuramente incoraggiante resta sempre qualche perplessità: quanto è rischioso investire in Paesi così lontani e con dinamiche socio-politiche molto diverse da quelle Europee?

Il Paese del Dragone sta sbocciando

La Cina sembra offrire le garanzie giuste di stabilità per intraprendere rapporti commerciali.

Le rassicurazioni arrivano dal Fondo Monetario Interazionale che ha presentato il PIL annuo cinese con una crescita media annua tra il 2018 e il 2020 del 6,4%, aumentandolo dello 0,4% rispetto alla prima previsione.

A far ben sperare il mondo finanziario sono i propositi del 19° Congresso del Partito del 18 ottobre; in quell’occasione, infatti il presidente Xi Jinping esporrà dettagliatamente gli interventi politici dei prossimi cinque anni.

La stabilità politica non viaggia mai da sola: grazie ad essa tutta la vita economica della Cina ne risente positivamente tanto da primeggiare nei mercati emergenti. Dopo aver superato un lustro di delazione dei prezzi l’economia cinese ha iniziato a cresce in modo costante.

Il dollaro esce sempre più indebolito nei confronti dello yuah cinese e l’indice Li Keqiang racconta una crescita globale che comprende finanziamenti, produzione di energia e commercio.

In questo clima prospero la popolazione cresce e per l’export ogni abitante è un potenziale compratore. Basti pensare che secondo un recente studio nel 2025 saranno 221 le città cinesi – contro le 35 europee – con una popolazione che supererà un milione di abitanti.

Il Paese del Dragone sembra veramente il luogo giusto nel quale impegnare risorse per l’esportazione del Made in Italy, un’isola felice lontano dalle instabilità politiche ed economiche che stanno martoriando il mondo.

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