L’intesa sul nucleare iraniano raggiunta la scorsa estate avrà effetti benefici non soltanto per l’Iran, ma anche per i Paesi occidentali che avranno la possibilità di esportare nella regione mediorientale, operazione preclusa da molti anni a causa delle sanzioni inflitte al regime persiano.
Le prospettive per l’Italia
Fra i Paesi che potranno di nuovo esportare i propri prodotti in Iran c’è anche l’Italia: le previsioni dell’export sono molto positive e parlano di un raddoppio nel giro di tre anni, dagli attuali 1,2 miliardi di euro a 2,5 miliardi entro il 2018. Questa, peraltro, è una stima al ribasso poiché secondo altri punti di vista più ottimistici i numeri potrebbero essere addirittura migliori; l’insieme fra esportazioni ed importazioni – vale a dire l’interscambio – fra Italia e Iran potrebbe triplicare da qui al 2018 arrivando a sfiorare i 5 miliardi di euro (ora infatti si attesta su 1,6 miliardi).
Il debole dell’Iran per il Made in Italy
Del resto il Made in Italy è sempre piaciuto in terra iraniana, non soltanto ai consumatori, ma pure alle aziende e alle autorità e lo dimostra la commessa da 500 milioni di euro che la Fata – società che fa parte di Finmeccanica – si è aggiudicata per realizzare una centrale idroelettrica non appena sono state eliminate le sanzioni ai danni dell’Iran. Oltre alla meccanica strumentale, l’export verso l’Iran comprende anche la metallurgia, gli apparecchi elettrici, i prodotti chimici, plastica e gomma; le richieste di tali prodotti hanno da subito registrato un aumento, guadagnando importanti quote di mercato.
Regione-chiave del Medio Oriente
Per le aziende italiane l’Iran rappresenta dunque un “nuovo” mercato di una certa importanza dato il numero di consumatori (circa 80 milioni) ed il loro reddito pro-capite (che si attesa sui 12 mila dollari).
L’Iran è inoltre una regione strategica del Medio Oriente che consente di ottenere non pochi vantaggi dal punto di vista logistico.
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